Brevi annotazioni iniziali
Verso il Forum « Desideri decisi di democrazia in Europa » del 18 novembre 2017
Il titolo del « primo Forum Europeo del Campo freudiano » che si svolgerà a Torino il 18 novembre prossimo, « Desideri decisi di democrazia in Europa », proposto da Jacques-Alain Miller su « Lacan Quotidien » n. 721 del 15 giugno scorso, personalmente lo leggo come invito, innanzi tutto agli psicoanalisti lacaniani, a non sottovalutare il rischio, presente ad ogni passo, di dimenticare la politica dell’atto. Politica che caratterizza lo psicoanalista che si sottomette all’etica orientata al reale del parlessere, invece di sottomettersi alla politica dell’Altro. In questo senso lo psicoanalista, nel caso ce ne sia,[1] è in posizione contrapposta rispetto al reale del discorso capitalista contemporaneo. Come Lacan si esprime nella « Nota italiana », uscire dal discorso capitalista non mira alla rovina del capitalismo, quanto piuttosto a fare in modo, che « l’analisi continui a primeggiare sul mercato ». [2]
« Desideri decisi », per quanto mi concerne, fa riferimento ad atti che permettono alla psicoanalisi di continuare a « primeggiare sul mercato ». Essi introducono anche l’ipotesi di una democrazia in cui accogliere le singolarità agevola la possibilità di relativizzare i più-di-godimento di serie della società del consumo, facendo posto al sintomo portatore di singolarità soggettiva.
Nel seminario Il rovescio della psicoanalisi,[3] partendo dalle tre professioni impossibili indicate da Freud – governare, educare, psicoanalizzare -, Lacan definisce il discorso del padrone, il discorso dell’università e il discorso dello psicoanalista. Poi aggiunge il discorso dell’isterica, la cui funzione è di far desiderare. In un secondo momento aggiunge il discorso del capitalista, il cui obiettivo si rivela oggi di far consumare.
E’ fondamentale considerare che la relazione di potere esiste da sempre, ma non il discorso del padrone, che non troviamo nelle società cosiddette primitive, o mitiche.
Il discorso del padrone inizia con l’antica Grecia, con la nascita di un ordine fondato sul diritto e la nozione di responsabilità. Inizia con Edipo re, che diventa re non per potere divino o per qualche filiazione mitica, ma per aver vinto la Sfinge. Edipo vuole risolvere il sintomo sociale che terrorizza il popolo e non si accorge di essere lui stesso la causa della devastazione che affligge la città.
Si tratta di far funzionare il discorso del padrone senza incarnare il padrone: di qui la necessità della Costituzione e dello Stato di diritto.
Lacan stesso ci insegna che se il discorso del padrone nasce con Edipo re, il discorso dell’isterica nasce con Socrate che funziona come pungiglione delle coscienze. Egli interroga il padrone sulle sue azioni, lo costringe a produrre un sapere e dà avvio a una messa in questione dell’autorità. Al di là di quale fosse la posizione di Socrate rispetto alla democrazia ateniese, egli è stato considerato il precursore degli ideali democratici, dell’ideale di libertà e autonomia del soggetto.
Mentre Socrate chiede ragione al padrone, Platone vuole riformare il discorso del padrone fondandolo sulla ragione. Dalla maieutica al sapere costituito, che sta alla base del discorso dell’Università.
Lacan pone l’emergenza del discorso della scienza, in quanto produzione di sapere, a livello del discorso dell’isterica, che mette in causa l’autorità del padrone. Essa non si ferma né davanti all’autorità dei governanti, né davanti all’autorità della Chiesa. Promuove quindi ideali di libertà, di autonomia dei soggetti, di godimenti possibili.
Però la scienza produce anche un sapere che tende a mettere in posizione di padrone.
Il vacillamento del discorso del padrone prodotto dalla scienza oscilla quindi tra la democrazia, come effetto dell’interrogazione dell’isterica, e la tecnocrazia promossa dal discorso dell’università.
L’epoca in cui nasce la scienza moderna è anche l’epoca in cui trionfa il mercantilismo. La libertà diventa libertà di commercio, libero scambio, considerato come la sola strada da seguire perché ciascuno ci guadagni.
L’esperienza mostra però che il libero scambio sfocia sull’ingiustizia, poiché lo scambio non è mai egualitario. Inoltre quale libero scambio, se oggi la risposta all’immigrazione di massa è quella di costruire, nei modi più diversi, dei muri?
Dove sfocia la democrazia oggi? Quale atto può relativizzare la corsa al profitto e alla performance che mette i prodotti della scienza al servizio del guadagno di godimento?
Rosa Elena Manzetti