COMUNICATO PER I CARTELLI
Ringrazio la nostra presidente per la fiducia accordatami e cercherò di fare il meglio per non deludere le sue aspettative e quelle dell’SLP rispetto alla funzione assegnatami che riguarda il dispositivo del cartello, così delicato e forte al tempo stesso come tutto ciò che risponde alla logica del “non-tutto”.
Sono trascorsi vent’anni da quando J.-A. Miller – in: “Il cartello nel mondo” – ha proposto una serie di considerazioni sulla mancanza di entusiasmo per il cartello. Penso che per la SLP, nel momento in cui è impegnata nel progetto della costituzione di un Cartello della passe italiano, sia giunto il tempo in cui riprendere tali riflessioni che riguardano questo piccolo gruppo “antiautoritario”, congruente con il concetto di Scuola.
Il lavoro della Scuola, ricorda Miller, passa attraverso il cartello, non attraverso i seminari, le conferenze, i corsi, “è una macchina da guerra contro il didatta e la sua cricca” – scrive – “La scuola con il suo cartello e con la sua passe, è un organismo che mira a strappare la psicoanalisi ai didatti”.
Nel sistema dei cartelli, uno vale quanto l’altro e il più-uno non è che un leader povero, modesto e forse questo può essere un elemento a favore della mancanza di entusiasmo per chi aspira a una posizione carismatica che inevitabilmente non lo può che portare fuori dalla Scuola.
Ma il cartello non è il gruppo dei poveri, dei modesti quanto piuttosto è un dispositivo potente di elaborazione, in cui il lavoro singolare di ciascuno viene messo con coraggio alla prova, presentato, discusso, rielaborato con “colleghi disponibili”. E’ questa la sua forza e la sua ricchezza.
E’ uno strumento di lavoro flessibile, mobile, efficace e di breve durata, caratteristiche che corrispondono bene alle esigenze della nostra contemporaneità, alla “femminizzazione del mondo contemporaneo”, come proponeva Laurent – nel senso in cui le donne sono più a proprio agio con l’instabilità e la contingenza, con le differenze multiple, non binarie, che minano le basi della società patriarcale o meglio, del gruppo dei notabili – in cui ciascuno di noi, uno per uno, può mettersi in gioco scegliendo i propri compagni d’avventura con la promessa che durerà al massimo due anni, ma che rimarrà sempre un lavoro della Scuola.
Dove andranno a finire i lavori prodotti da ciascuno nei cartelli? Domanda che va posta al più-uno, il cui compito è far progredire il lavoro, ma la cui risposta non sarà certo quella che si può ricevere da un comitato di redazione che giudica e decide. Non necessariamente, è destinato alla pubblicazione. Pur tuttavia qualcosa di scritto, anche solo una breve traccia, è ciò che il cartel offrirà alla Scuola.
I lavori prodotti da ciascuno nel cartello sono ciò che dà consistenza alla Scuola, sono ciò che testimonia che c’è Scuola e potranno venire presentati alle giornate dei cartelli o ancora, ed è ciò che propongo, potranno essere presentati, in forma di brevi aforismi, in una sessione plenaria del prossimo Congresso.
Chiederei alle segreterie locali di inviarmi le informazioni relative ai cartelli in funzione, come sono indicate nei rapporti, in modo da poterli raccogliere e pubblicare sul sito dell’SLP.
Amelia Barbui
Responsabile Nazionale Cartelli SLP