Cari Colleghi, pubblichiamo qui un importantissimo testo di orientamento sul tema dell’autismo e della psicoanalisi, dell’ Institut Psychanalytique de l’Enfant. Su questo tema converge una certa virulenza ideologica , di stampo cognitivo comportamentale, che mira ad escludere la psicoanalisi dall’approccio alla clinica dell’autismo in nome di un sedicente empirismo scientifico, come recentemente sta avvenendo i n Francia e, pochi giorni fa, anche in italia. In questo testo vengono messi in evidenza dei punti molto precisi, utilissimi e importanti per chiarire la nostra posizione, secondo l’insegnamento di Jacques Lacan. Un caro saluto Paola Francesconi
ISTITUTO PSICOANALITICO DEL BAMBINO Università Popolare Jacques Lacan AUTISMO E PSICOANALISI: le nostre convinzioni Negli ultimi mesi l’Istituto psicoanalitico del Bambino è venuto a conoscenza di una strana campagna che mira a escludere la psicoanalisi dalla presa in carico di bambini e adolescenti autistici. Questa campagna culmina ora con una proposta di legge che ha mobilitato tutti i rappresentanti professionali[1] e le più grandi associazioni dei familiari (UNAPEI). La suddetta campagna è il risultato di un intenso lavoro di lobbismo che adduce le intenzioni più lodevoli: migliorare le condizioni di una categoria della popolazione. Infatti, si tratta per i suoi promotori di ottenere dai poteri pubblici delle sovvenzioni massive a beneficio dei metodi di condizionamento, in modo da offrire delle soluzioni ready-made alle famiglie, che cercano con inquietudine delle soluzioni laddove c’è una reale penuria di accoglienza istituzionale. L’Istituto psicoanalitico del Bambino riunisce degli psicoanalisti, degli operatori di istituzioni specializzate – psichiatri, psicologi, infermieri, ortofonisti, psicomotricisti -, dei professionisti del campo infantile – insegnanti, educatori, giuristi, medici… – che operano da molti anni con bambini che soffrono, orientandosi a partire dalla psicoanalisi, di Freud, di Lacan e dalle avanzate più recenti della ricerca clinica. È a questo titolo che l’Istituto psicoanalitico del Bambino, attraverso la sua Commissione di iniziativa, vuole prendere posizione. Si tratta qui di testimoniare dei principi che governano la nostra azione. 1 – Ricordiamo che in Francia, a partire dagli anni ‘60-‘70, sono gli psichiatri infantili e gli psicologi formati alla psicoanalisi che iniziano a preoccuparsi della sorte dei bambini autistici, fino a quel momento collocati negli ospedali psichiatrici o in istituzioni chiuse, in cui la dimensione deficitaria era preponderante. Essi trovano appoggio negli psicoanalisti anglosassoni Frances Tustin, Margaret Malher, Donald Meltzer, e nell’istituzione di Maud Mannoni “la Scuola sperimentale di Bonneuil”, con il lavoro di Rosine e Robert Lefort, allievi di J. Lacan. L’insieme di questi lavori offre ai praticanti – psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, ortofonisti, psicomotricisti – l’idea di un trattamento possibile e di un’esperienza pratica che tengano conto del sintomo del soggetto, al di là della coercizione. In questa prospettiva si creano i centri diurni, nel movimento di settorializzazione della psichiatria. Si tratta di offrire un’accoglienza che non sia basata sul deficit e che tenga conto della particolarità del soggetto. La situazione familiare fa parte di questa particolarità, poiché le costellazioni familiari sono lontane dall’essere tutte identiche. I genitori vengono accolti, ascoltati. I bambini, gli adolescenti, sono inseriti in piccoli gruppi, stimolati attraverso diversi “atelier-laboratori” in cui possono declinarsi i loro interessi. Nei momenti del pasto, del gioco, dello studio, sperimentano nuovi rapporti con gli oggetti e con le domande, con ciò che struttura il mondo di ogni bambino, ma da cui i bambini autistici si difendono. 2 – Questa lunga esperienza di diagnosi, di accompagnamento delle famiglie, di messa in opera di percorsi tessuti in modo particolare per ognuno, è stato oggetto di numerose pubblicazioni e di raccolte di lavori. Essa non avrebbe potuto sostenersi senza il riferimento quotidiano alla psicoanalisi, al suo corpus testuale, al suo vivo insegnamento. Come situare oggigiorno il posto della psicoanalisi nel trattamento del bambino autistico? Proponiamo 5 assi di risposta: – La formazione analitica, ovvero l’esperienza di una psicoanalisi personale, offre agli operatori un potente strumento per situare la loro azione presso i soggetti autistici alla giusta distanza, tenendosi a distanza dagli ideali di normalizzazione o di normalità incompatibili con l’accompagnamento professionale di soggetti sofferenti. – Questo rispetto della posizione del soggetto è la bussola che orienta, in effetti, quest’azione. Non si tratta in nessun caso di lasciare il bambino, l’adolescente, preda, per esempio, delle sue stereotipie, ripetizioni, ecolalie, ma, considerandoli come un primo trattamento elaborato dal bambino per difendersi, di introdurvi, discretamente, degli elementi nuovi che vanno a complessificare “il mondo dell’autismo”. – La posta è innanzitutto che possa localizzarsi per il bambino l’angoscia o la perplessità scatenata in lui dall’essere interpellato da un altro e dalla messa in gioco delle funzioni del corpo nel loro legame con questa domanda – nutrirsi o lasciarsi nutrire, perdere gli oggetti urinari e anali, guardare essere guardato, ascoltare e farsi ascoltare. Gli psicoanalisti hanno da lungo tempo notato la dimensione di rituali d’interposizione che constano di numerosi tratti sintomatici invalidanti. La creazione o la scoperta da parte del bambino di un “oggetto autistico”, qualunque ne sia la forma, è spesso una risorsa feconda per creare dei legami e degli spazi nuovi, più liberi dalle costrizioni “autistiche”. – Gli psicoanalisti non contestano in alcun modo l’iscrizione dei bambini autistici nei dispositivi d’apprendimento. Al contrario mettono in risalto che il soggetto autistico è spesso già “al lavoro”. Gli autistici cosiddetti “ad alto funzionamento” dimostrano in questo ambito un investimento massivo del pensiero, del linguaggio e del campo cognitivo, in cui trovano delle risorse inedite. Più in generale, per tutti i bambini, i praticanti cercano di privilegiare gli approcci pedagogici ed educativi che sappiano adattarsi per fare posto alle singolarità sociali e cognitive dei bambini autistici. Insegnanti ed educatori testimoniano, all’interno dell’Istituto psicoanalitico del Bambino, ciò che hanno elaborato con il bambino o l’adolescente. – In compenso gli psicoanalisti si sollevano con grandissima forza contro dei metodi cosiddetti “d’apprendimento intensivo”, che sono in realtà dei metodi di condizionamento comportamentale che utilizzano massicciamente il lobbismo, ovvero l’intimidazione, per promuovere delle “prese in carico” totalitarie e totalizzanti che si autoproclamano l’unico trattamento valido dell’autismo. Lontano da questa riduzione, occorre differenziare i diversi approcci dell’apprendimento. Gli psicoanalisti e gli operatori, raggruppati all’interno dell’Istituto psicoanalitico del Bambino, rappresentando tutte le categorie professionali presenti nel campo dell’infanzia, si dichiarano particolarmente legati, per i bambini e gli adolescenti autistici, ai sistemi di cura e di educazione esistenti in Francia, fintantoché essi permettono di suddividere le rispettive e differenziate responsabilità fra i professionisti della cura, dell’educazione e i genitori. 3 – Le classificazioni attuali dei disturbi mentali – in particolare il DSM – gettano una grande confusione nel dibattito, facendo apparire allo stesso livello diagnostico sintomi dell’infanzia quali la balbuzie o l’enuresi, “disturbi” riferiti a una normalità sociale (quali i “disturbi oppositivi provocatori” o i “disturbi del comportamento”) e l’autismo (“disturbo autistico”). L’autismo, e le sue diverse forme, risulta così isolato come l’unico vero e proprio quadro clinico della categoria “Disturbi pervasivi dello sviluppo”. I dibattiti in corso sulla continuità dello “spettro autistico”, sull’opportunità di mantenere nella stessa serie dei disturbi pervasivi dello sviluppo (PDD) i cosiddetti “Asperger”, mostrano quanto tale categoria sia instabile. All’interno di tale “spettro”, occorre esaminare nel dettaglio i fenomeni d’invasione del corpo e collocare le manifestazioni strane e inquietanti di cui esso è preda. Gli psicoanalisti e i numerosi praticanti d’orientamento lacaniano accompagnano così molti bambini e adolescenti in questa elaborazione che permette loro di mantenere o di trovare un posto nel legame sociale e familiare. I genitori possono allora autorizzarsi a parlare di alcuni tratti del loro figlio, di coglierne il valore, nonostante il loro carattere strano. Tale lavoro è necessariamente lungo, giacché presuppone di prendere in causa una differenza del bambino che va contro le attese e i desideri che circondano la sua presenza al mondo. Lo psicoanalista, nel posto per raccogliere tale sofferenza, deve essere attento alla sofferenza dei genitori e sostenerli nella loro prova. 4 –Alcune ipotesi eziologiche multiple – genetiche, vacciniche, neuro cognitive, etc. – presentate come delle verità scientifiche a seguito spesso di un unico articolo pubblicato su una rivista, di cui si verrà a conoscenza del carattere distorto solo tra qualche mese o anno, circolano nei media e sconvolgono le famiglie. Queste ipotesi causali rispondono strettamente alla riduzione dell’autismo a un disturbo dello sviluppo, presentato come una malattia genetica se non addirittura epidemica. Esse si avvalorano della legge del 2005 sull’handicap, che pure non mira in alcun modo a portare una sentenza del tipo “È un handicap, dunque non è una malattia”, ma permette un orientamento adatto per il bambino e un aiuto alla famiglia. Molto su questo punto resta da fare, e le associazioni dei genitori sono una forza indispensabile e imprescindibile per far avanzare dei progetti adatti, in particolare per i bambini più piccoli, per gli adolescenti e per i giovani adulti. In questo senso, l’annuncio dell’autismo come grande causa nazionale non può che rallegrare tutti coloro che sono mobilitati nel prendersi cura dei bambini e agli adolescenti autistici. 5 – Gli psicoanalisti seguono tutti i dibattiti scientifici riguardo le cause dell’autismo infantile. Qualunque siano le cause, non possono ridurre il soggetto ad una macchina. Essi tengono conto delle sofferenze che incontrano e promuovono le istituzioni e le pratiche che garantiscono che il bambino e la sua famiglia saranno rispettati nel loro momento soggettivo. Facilitano, ogni volta che è possibile, l’inserimento del bambino nei legami sociali che non lo destabilizzano. Non sono detentori di una verità “psicologica” sull’autismo, non sono promotori di un “metodo educativo” particolare. Sono portatori di un messaggio chiaro per il soggetto autistico, per i genitori, e per tutti coloro che, in istituzione o nell’accoglienza individuale, hanno deciso e fanno la scommessa di accompagnarli- e gli psicoanalisti sono tra costoro: è possibile costruire un altro mondo rispetto al mondo della difesa e della protezione in cui è chiuso il bambino autistico. E’ possibile costruire una nuova alleanza tra il soggetto e il suo corpo. Lo sforzo di tutti mira a dimostrare clinicamente questa possibilità. La Commissione d’iniziativa dell’Istituto psicoanalitico del Bambino Judith Miller (Parigi)- Dott. Jean-Robert Rabanel (Clermont-Ferrand) Dott. Daniel Roy (Bordeaux)-Dott. Alexandre Stevens (Bruxelles) Traduzione di Beatrice Bosi, Pierangela Pari, Adele Succetti, Monica Vacca Revisione di Rosanna Tremante [1] Collettivo dei 39: http://www.oedipe.org/fr/actualites/autisme39 Sindacato degli Psichiatri degli Ospedali : http://www.sphweb.info/spip.php?article937
ISTITUTO PSICOANALITICO DEL BAMBINO Università Popolare Jacques Lacan AUTISMO E PSICOANALISI: le nostre convinzioni Negli ultimi mesi l’Istituto psicoanalitico del Bambino è venuto a conoscenza di una strana campagna che mira a escludere la psicoanalisi dalla presa in carico di bambini e adolescenti autistici. Questa campagna culmina ora con una proposta di legge che ha mobilitato tutti i rappresentanti professionali[1] e le più grandi associazioni dei familiari (UNAPEI). La suddetta campagna è il risultato di un intenso lavoro di lobbismo che adduce le intenzioni più lodevoli: migliorare le condizioni di una categoria della popolazione. Infatti, si tratta per i suoi promotori di ottenere dai poteri pubblici delle sovvenzioni massive a beneficio dei metodi di condizionamento, in modo da offrire delle soluzioni ready-made alle famiglie, che cercano con inquietudine delle soluzioni laddove c’è una reale penuria di accoglienza istituzionale. L’Istituto psicoanalitico del Bambino riunisce degli psicoanalisti, degli operatori di istituzioni specializzate – psichiatri, psicologi, infermieri, ortofonisti, psicomotricisti -, dei professionisti del campo infantile – insegnanti, educatori, giuristi, medici… – che operano da molti anni con bambini che soffrono, orientandosi a partire dalla psicoanalisi, di Freud, di Lacan e dalle avanzate più recenti della ricerca clinica. È a questo titolo che l’Istituto psicoanalitico del Bambino, attraverso la sua Commissione di iniziativa, vuole prendere posizione. Si tratta qui di testimoniare dei principi che governano la nostra azione. 1 – Ricordiamo che in Francia, a partire dagli anni ‘60-‘70, sono gli psichiatri infantili e gli psicologi formati alla psicoanalisi che iniziano a preoccuparsi della sorte dei bambini autistici, fino a quel momento collocati negli ospedali psichiatrici o in istituzioni chiuse, in cui la dimensione deficitaria era preponderante. Essi trovano appoggio negli psicoanalisti anglosassoni Frances Tustin, Margaret Malher, Donald Meltzer, e nell’istituzione di Maud Mannoni “la Scuola sperimentale di Bonneuil”, con il lavoro di Rosine e Robert Lefort, allievi di J. Lacan. L’insieme di questi lavori offre ai praticanti – psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, ortofonisti, psicomotricisti – l’idea di un trattamento possibile e di un’esperienza pratica che tengano conto del sintomo del soggetto, al di là della coercizione. In questa prospettiva si creano i centri diurni, nel movimento di settorializzazione della psichiatria. Si tratta di offrire un’accoglienza che non sia basata sul deficit e che tenga conto della particolarità del soggetto. La situazione familiare fa parte di questa particolarità, poiché le costellazioni familiari sono lontane dall’essere tutte identiche. I genitori vengono accolti, ascoltati. I bambini, gli adolescenti, sono inseriti in piccoli gruppi, stimolati attraverso diversi “atelier-laboratori” in cui possono declinarsi i loro interessi. Nei momenti del pasto, del gioco, dello studio, sperimentano nuovi rapporti con gli oggetti e con le domande, con ciò che struttura il mondo di ogni bambino, ma da cui i bambini autistici si difendono. 2 – Questa lunga esperienza di diagnosi, di accompagnamento delle famiglie, di messa in opera di percorsi tessuti in modo particolare per ognuno, è stato oggetto di numerose pubblicazioni e di raccolte di lavori. Essa non avrebbe potuto sostenersi senza il riferimento quotidiano alla psicoanalisi, al suo corpus testuale, al suo vivo insegnamento. Come situare oggigiorno il posto della psicoanalisi nel trattamento del bambino autistico? Proponiamo 5 assi di risposta: – La formazione analitica, ovvero l’esperienza di una psicoanalisi personale, offre agli operatori un potente strumento per situare la loro azione presso i soggetti autistici alla giusta distanza, tenendosi a distanza dagli ideali di normalizzazione o di normalità incompatibili con l’accompagnamento professionale di soggetti sofferenti. – Questo rispetto della posizione del soggetto è la bussola che orienta, in effetti, quest’azione. Non si tratta in nessun caso di lasciare il bambino, l’adolescente, preda, per esempio, delle sue stereotipie, ripetizioni, ecolalie, ma, considerandoli come un primo trattamento elaborato dal bambino per difendersi, di introdurvi, discretamente, degli elementi nuovi che vanno a complessificare “il mondo dell’autismo”. – La posta è innanzitutto che possa localizzarsi per il bambino l’angoscia o la perplessità scatenata in lui dall’essere interpellato da un altro e dalla messa in gioco delle funzioni del corpo nel loro legame con questa domanda – nutrirsi o lasciarsi nutrire, perdere gli oggetti urinari e anali, guardare essere guardato, ascoltare e farsi ascoltare. Gli psicoanalisti hanno da lungo tempo notato la dimensione di rituali d’interposizione che constano di numerosi tratti sintomatici invalidanti. La creazione o la scoperta da parte del bambino di un “oggetto autistico”, qualunque ne sia la forma, è spesso una risorsa feconda per creare dei legami e degli spazi nuovi, più liberi dalle costrizioni “autistiche”. – Gli psicoanalisti non contestano in alcun modo l’iscrizione dei bambini autistici nei dispositivi d’apprendimento. Al contrario mettono in risalto che il soggetto autistico è spesso già “al lavoro”. Gli autistici cosiddetti “ad alto funzionamento” dimostrano in questo ambito un investimento massivo del pensiero, del linguaggio e del campo cognitivo, in cui trovano delle risorse inedite. Più in generale, per tutti i bambini, i praticanti cercano di privilegiare gli approcci pedagogici ed educativi che sappiano adattarsi per fare posto alle singolarità sociali e cognitive dei bambini autistici. Insegnanti ed educatori testimoniano, all’interno dell’Istituto psicoanalitico del Bambino, ciò che hanno elaborato con il bambino o l’adolescente. – In compenso gli psicoanalisti si sollevano con grandissima forza contro dei metodi cosiddetti “d’apprendimento intensivo”, che sono in realtà dei metodi di condizionamento comportamentale che utilizzano massicciamente il lobbismo, ovvero l’intimidazione, per promuovere delle “prese in carico” totalitarie e totalizzanti che si autoproclamano l’unico trattamento valido dell’autismo. Lontano da questa riduzione, occorre differenziare i diversi approcci dell’apprendimento. Gli psicoanalisti e gli operatori, raggruppati all’interno dell’Istituto psicoanalitico del Bambino, rappresentando tutte le categorie professionali presenti nel campo dell’infanzia, si dichiarano particolarmente legati, per i bambini e gli adolescenti autistici, ai sistemi di cura e di educazione esistenti in Francia, fintantoché essi permettono di suddividere le rispettive e differenziate responsabilità fra i professionisti della cura, dell’educazione e i genitori. 3 – Le classificazioni attuali dei disturbi mentali – in particolare il DSM – gettano una grande confusione nel dibattito, facendo apparire allo stesso livello diagnostico sintomi dell’infanzia quali la balbuzie o l’enuresi, “disturbi” riferiti a una normalità sociale (quali i “disturbi oppositivi provocatori” o i “disturbi del comportamento”) e l’autismo (“disturbo autistico”). L’autismo, e le sue diverse forme, risulta così isolato come l’unico vero e proprio quadro clinico della categoria “Disturbi pervasivi dello sviluppo”. I dibattiti in corso sulla continuità dello “spettro autistico”, sull’opportunità di mantenere nella stessa serie dei disturbi pervasivi dello sviluppo (PDD) i cosiddetti “Asperger”, mostrano quanto tale categoria sia instabile. All’interno di tale “spettro”, occorre esaminare nel dettaglio i fenomeni d’invasione del corpo e collocare le manifestazioni strane e inquietanti di cui esso è preda. Gli psicoanalisti e i numerosi praticanti d’orientamento lacaniano accompagnano così molti bambini e adolescenti in questa elaborazione che permette loro di mantenere o di trovare un posto nel legame sociale e familiare. I genitori possono allora autorizzarsi a parlare di alcuni tratti del loro figlio, di coglierne il valore, nonostante il loro carattere strano. Tale lavoro è necessariamente lungo, giacché presuppone di prendere in causa una differenza del bambino che va contro le attese e i desideri che circondano la sua presenza al mondo. Lo psicoanalista, nel posto per raccogliere tale sofferenza, deve essere attento alla sofferenza dei genitori e sostenerli nella loro prova. 4 –Alcune ipotesi eziologiche multiple – genetiche, vacciniche, neuro cognitive, etc. – presentate come delle verità scientifiche a seguito spesso di un unico articolo pubblicato su una rivista, di cui si verrà a conoscenza del carattere distorto solo tra qualche mese o anno, circolano nei media e sconvolgono le famiglie. Queste ipotesi causali rispondono strettamente alla riduzione dell’autismo a un disturbo dello sviluppo, presentato come una malattia genetica se non addirittura epidemica. Esse si avvalorano della legge del 2005 sull’handicap, che pure non mira in alcun modo a portare una sentenza del tipo “È un handicap, dunque non è una malattia”, ma permette un orientamento adatto per il bambino e un aiuto alla famiglia. Molto su questo punto resta da fare, e le associazioni dei genitori sono una forza indispensabile e imprescindibile per far avanzare dei progetti adatti, in particolare per i bambini più piccoli, per gli adolescenti e per i giovani adulti. In questo senso, l’annuncio dell’autismo come grande causa nazionale non può che rallegrare tutti coloro che sono mobilitati nel prendersi cura dei bambini e agli adolescenti autistici. 5 – Gli psicoanalisti seguono tutti i dibattiti scientifici riguardo le cause dell’autismo infantile. Qualunque siano le cause, non possono ridurre il soggetto ad una macchina. Essi tengono conto delle sofferenze che incontrano e promuovono le istituzioni e le pratiche che garantiscono che il bambino e la sua famiglia saranno rispettati nel loro momento soggettivo. Facilitano, ogni volta che è possibile, l’inserimento del bambino nei legami sociali che non lo destabilizzano. Non sono detentori di una verità “psicologica” sull’autismo, non sono promotori di un “metodo educativo” particolare. Sono portatori di un messaggio chiaro per il soggetto autistico, per i genitori, e per tutti coloro che, in istituzione o nell’accoglienza individuale, hanno deciso e fanno la scommessa di accompagnarli- e gli psicoanalisti sono tra costoro: è possibile costruire un altro mondo rispetto al mondo della difesa e della protezione in cui è chiuso il bambino autistico. E’ possibile costruire una nuova alleanza tra il soggetto e il suo corpo. Lo sforzo di tutti mira a dimostrare clinicamente questa possibilità. La Commissione d’iniziativa dell’Istituto psicoanalitico del Bambino Judith Miller (Parigi)- Dott. Jean-Robert Rabanel (Clermont-Ferrand) Dott. Daniel Roy (Bordeaux)-Dott. Alexandre Stevens (Bruxelles) Traduzione di Beatrice Bosi, Pierangela Pari, Adele Succetti, Monica Vacca Revisione di Rosanna Tremante [1] Collettivo dei 39: http://www.oedipe.org/fr/actualites/autisme39 Sindacato degli Psichiatri degli Ospedali : http://www.sphweb.info/spip.php?article937
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