La crisi finanziari vista da Jacques-Alain Miller Correva il non proprio lontano 2008, definito precisamente l’anno della crisi finanziaria ( Cf. WikipediA La crisi economica del 2008-2011). Il Quotidiano Marianne ha pubblicato in quell’anno una intervista a Jacques-Alain Miller a proposito della crisi finanziaria. La nota è stata diffusa su Prensa Europa sito EOL nella Tr. di Silvia Baudini, il 10 ottobre 2008. (Laura Rizzo, NT) 1) Come indicato dall’etimologia, esistono delle affinità tra la parola crisi e critica. La crisi richiama il giudizio, ma soprattutto un punto di basculla, un po’ come la malattia che può portare alla morte o alla guarigione. Per uno psicoanalista, cosa significa innanzitutto la parola crisi? Lo psicoanalista è amico della crisi. Entrare in analisi costituisce sempre per il soggetto un momento critico, che risponde ad una crisi o ne svela una. Solo che una volta iniziata, l’analisi è un lavoro: Basta con le crisi! Crisi di lacrime? speriamo che passino. Crisi di angoscia, persino di panico? le disattiviamo. Crisi di follia? evitiamo di scatenarle… In un altro senso però, ogni seduta è come una piccola crisi, che conosce il suo parossismo e la sua risoluzione. Per dirla in breve, c’è crisi, in senso psicoanalitico, quando il discorso, le parole, le cifre, i rituali, la routine, l’intero apparato simbolico, si dimostra subitamente impotente per stemperare un reale capriccioso che fa ciò che vuole. Una crisi è il reale scatenato, impossibile da dominare. L’equivalente nella civiltà sarebbero quegli uragani che periodicamente la natura impone alla specie umana per ricordargli la sua debolezza, la sua profonda precarietà. 2) Come interpreta Lei la paura di perdere il denaro? Il conservare i soldi, ha lo stesso valore per un piccolo risparmiatore che per un miliardario? Mi è capitato tempo fa di ricevere durante alcune settimane un paziente che era un miliardario, un po’ maniaco, che mi annunciava regolarmente ridendo, di aver vinto oppure perso un milione di dollari quello stesso mattino speculando con i suoi soldi. Il prezzo della seduta era una specie di mancia per lui, non esisteva, finì rovinato. C’è un altro tipo di ricchi, risparmiatori e più prudenti, persino avari. Ma se Lei è veramente ricco, Lei è piuttosto in analizzabile, perché non è in condizioni di pagare, di cedere qualcosa di significativo: l’analisi scivola come l’acqua. Piccolo risparmiatore? risparmiare, accumulare, è sacrificare il desiderio, o, quanto meno rimandarlo. Il tesoro di Arpagone è il risparmio – godimento, il godimento congelato. Il denaro è un significante senza significazione che uccide tutte le significazioni. Quando uno si dedica ai soldi la verità perde senso, non ci si vede che una patacca. 3) L’ avidità del lucro, la volontà di ammassare somme tali da diventare irreali, ha a che fare – al Suo avviso, con l’angoscia di morte? Si, la spinta al risparmio specula apertamente con la morte, la paura alle malattie, il desiderio di perpetuarsi nella discendenza. Ma esiste anche la spinta al credito, al consumo immediato, all’acquisto sfrenato. In terzo luogo c’è anche il denaro per il denaro stesso, il puro piacere di possedere, la spinta all’ancora.. Morte, godimento, ripetizione, sono tre facce di una piramide la cui basse è data dalla natura inconscia del denaro: questo è dell’ordine dell’oggetto anale. Cos’è che percepiamo in questo momento di verità che costituisce una crisi finanziaria? Che tutto ciò non vale niente – insomma, che il denaro, i soldi, sono merda. Questo è il reale che sconcerta ogni discorso. Li si chiama amabilmente « attivi tossici » … Benedetto XVI, sempre vivace, non ha messo troppo a sfruttare la crisi finanziaria: Questo ben prova – afferma- che tutto è vanità, a sostenersi è solo la parola di Dio! 4) Questa crisi comporta un forte effetto di dimensione psicologica. Cos’è che spiega a Suo avviso, questi movimenti di panico che si verificano, in particolare con gli scossoni della Borsa? Cosa li fa scatenare? E come potrebbero essere stemperati? Il significante monetario è un sembiante che appoggia su delle convenzioni sociali. L’universo finanziario è un’architettura di finzioni, il cui pilastro è ciò che Lacan ha chiamato un « soggetto supposto sapere », saper perché e come. Chi svolge questo ruolo? Il concerto delle autorità, da dove alle volte una voce si ritaglia, Alan Greenspan per esempio, nella sua epoca. Su questo si fondano delle previsioni, anticipazioni delle previsioni e previsioni delle previsioni degli operatori. Tutto quest’insieme di finzione iper riflessivo si sostiene dalla « fiducia », vale a dire dal transfert al soggetto supposto sapere. Se questo crolla c’è crisi, cedono le fondamenta… il ché trascina logicamente degli effetti di panico. Ora, il soggetto supposto sapere finanziario, era già molto deteriorato perché avevano già sregolato a gonfie vele. Lo fecero perché i finanziari hanno creduto, con il loro delirio d’infatuazione, di poter prescindere dalla funzione del soggetto supposto sapere. Quello era credere a Babbo Natale… Primo tempo: gli attivi immobiliari diventano spazzatura. Secondo tempo: poco a poco la merda invade tutto. Terzo tempo: gigantesco transfert negativo verso le autorità, l’elettroshock del piano Paulson fallisce. No, la crisi durerà finché non si sia ricostituito un soggetto supposto sapere. Questo avverrà a suo momento con un nuovo Bretton Woods, un concilio incaricato di dire il veritiero sul veritiero. Traduzione di Laura Rizzo
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