DIARIO DELLE GIORNATE DI TORINO #1
La novità del Forum
Come ha scritto sul n. 0 del diario il presidente, Marco Focchi, siamo a una svolta nella politica della Scuola che, con le giornate del 4, 5, 6 giugno, avrà l’opportunità di manifestarsi ancora.
Da una parte nel convegno Dalla parte dell’inconscio ci occuperemo della psicoanalisi in intensione, di che cosa la orienta, La politica di Scuola che ha al suo centro la passe, dimostra che il modo di pensare la psicoanalisi determina i suoi fini. La sua trasmissione, la sua diffusione, dipendono dalla formazione degli psicoanalisti, dal loro desiderio di psicoanalista.
Dall’altra, con il Forum che si svolgerà venerdì a partire dalle 14,30, ci occuperemo di come la psicoanalisi si implica nelle cose della città. Un aspetto non va senza l’altro. Ne abbiamo testimonianza con Freud, con Lacan e negli ultimi anni abbiamo potuto constatare come Jacques-Alain Miller abbia saputo proporre lo strumento del Forum in relazione alle nuove problematiche che, tramite il campo della politica, la società in cui viviamo, caratterizzata dal fatto di porre al suo zenith l’oggetto di consumo, pone alla psicoanalisi.
A questo momento cruciale della Scuola, che comprende entrambi gli eventi, sicuramente nessuno dei membri della SLP, dei partecipanti alle sue attività, dei nuovi venuti, vorrà mancare.
A Torino vi aspettiamo con entusiasmo.
Penso sia quindi opportuno ripubblicare in questo Diaro la presentazione del Forum, che avevo già inviato su SLP-Corriere, per proseguire con altri testi relativi al Forum nei prossimi giorni.
Rosa Elena Manzetti
Scuola Lacaniana di Psicoanalisi
Forum
Ma che vuole l’Italia?I paradossi della colpa
Potere donne corruzione
Torino 4 giugno 2010
Aula Magna del Rettorato dell’Università di Torino
Via Verdi 8
Con questo primo forum, che si svolgerà a Torino, la Scuola Lacaniana di Psicoanalisi prende l’iniziativa di avviare una serie di incontri il cui obiettivo è di realizzare, nelle condizioni attuali della vita quotidiana e sociale, un’intersezione feconda tra l’attualità della vita pubblica e culturale del nostro paese e diversi punti di osservazione della stessa, tra cui quello psicoanalitico.
A ciascun incontro parteciperanno persone di ambiti diversi della società, che in essa svolgono ruoli differenti, per discutere sulla struttura del legame sociale oggi, sugli effetti che essa induce sui soggetti e sulla posizione di responsabilità che essi assumono nei confronti dei loro atti, sulle nuove forme di sintomi con cui sia individualmente sia socialmente viene trattato il nuovo reale che ci viene incontro.
L’aspirazione del soggetto ipermoderno – che sa che non esiste una verità ultima ma che la verità è un luogo che varia poiché è inerente al discorso – di decidere tutto senza limitazioni e di abolire qualsiasi determinismo, a partire da quello sessuale, ci pone davanti al rifiuto di qualsiasi classificazione, compresa quella razziale. Da una parte quindi siamo di fronte al soggetto che sogna di poter decidere come determinarsi. D’altra parte però ci troviamo di fronte all’appello alla razza, al richiamo ai godimenti, a cultura e costumi identici, alle identificazioni agli stessi tratti riconoscibili.
Alla crisi della credenza fa da contrappunto un aumento della religione, nel tentativo, non troppo riuscito, di incantare di nuovo un mondo disincantato. La credenza ha una funzione per il soggetto senza-nome che va alla ricerca di un nome rivolgendo la sua domanda a un Altro, da cui si aspetta una risposta. Da questo punto di vista il soggetto va alla ricerca di un Dio, ma si tratta di un Dio introvabile tanto quanto è introvabile La donna.
Nell’esperienza psicoanalitica il soggetto può attraversare la sua religione e incontrare un cambiamento delle credenze, in cui il potere di Dio-padre assume la coloritura dell’assenza di potere, secondo la nota espressione di Lacan “fare a meno del padre a condizione di servirsene”.
La democrazia fondata sul libero scambio pretende invece di fare a meno di ogni ricorso alle leggi delle stato per ritornare a un supposto stato di natura. Al libero scambio però si oppone l’invidia e inoltre gli scambi non sono egualitari poiché la situazione dei partners non è identica. Perciò l’esperienza mostra che il libero scambio porta all’ingiustizia. La libertà, che si rivela una ideologia dell’io autonomo dietro al quale funziona l’imperativo supergoico della riuscita materiale fondata sugli averi, si oppone alla giustizia. Ecco dunque l’appello al terzo, come regolazione minima, che reintroduce una forma di potere. Il discorso del padrone viene in rinforzo del discorso della libertà di intraprendere, sfociando così nel discorso basato sul carattere illimitato dell’offerta di godimento.
L’ambiguità del discorso contemporaneo, che opera sul desiderio offrendo ad esso oggetti di consumo e in questo modo suscitandolo, è di funzionare nell’illusione di né Dio né padrone, quando in realtà il capitale è il padrone del mercato che riduce gli individui a uno statuto di corpi votati al consumo degli oggetti prodotti.
Riuscire ad essere tramite l’avere, mette tutti gli individui in concorrenza sul mercato generalizzato, producendo fragilità dei legami sociali e familiari, segregazione, godimenti solitari, conformismo dei modi, violenze.
La stessa logica si estende anche alla vita amorosa. Il consumo riguarda anche il godimento sessuale fallico (si veda il posto che viene riservato alle donne), esso stesso commercializzato e sostenuto da tutta una industria.
Sembrerebbe che tutto funzioni: abbiamo gli oggetti di consumo realizzati dalla tecnica e messi sul mercato per noi, e abbiamo il godimento fallico anch’esso commercializzato da ogni punto di vista e sostenuto da pillole e sostanze varie. Tuttavia tutto questo non basta. Anche il discorso contemporaneo incontra il suo scacco, come difficoltà dei soggetti di fronte al carattere illimitato dell’offerta di godimento, e come polverizzazione dei legami sociali.
Volendo risolvere la questione del desiderio con un guadagno di godimento, il discorso contemporaneo finisce in realtà, dice Lacan nel 1971, per produrre sottosviluppo: “il sottosviluppo non è arcaico, è prodotto, come tutti sanno, dall’estensione del regno capitalista. Dirò di più: ciò di cui ci si rende conto, e di cui ci si renderà sempre di più conto, è che il sottosviluppo è precisamente la condizione del progresso capitalista. […] dobbiamo far fronte a un sottosviluppo che diventerà sempre più patente, sempre più esteso.”[1]
E la psicoanalisi che posto ha in tutto questo?
A questo primo Forum, coordinato da Eric Laurent (presidente fino ad aprile dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi) e da Rosa Elena Manzetti (membro della SLP), parteciperanno:
Giorgio Blandino, professore di psicologia dinamica all’Università di Torino
Paolo Borgna, Pubblico Ministero della Procura di Torino
Franco Di Mare, giornalista RAI
Diego Fusaro, filosofo
Fulvio Gianaria, avvocato penalista
Luisa Passerini, professore di storia culturale all’Università di Torino
Con interventi dei membri della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi Gian Francesco Arzente, Paola Bolgiani, Sergio Caretto, Emilia Cece, Domenico Cosenza, Carlo De Panfilis, Paola Francesconi, Fabio Galimberti, Panayotis Kantzas, Carmelo Licitra Rosa, Maurizio Mazzotti, Silvia Morrone, Isabella Ramaioli, Massimo Termini, Carlo Viganò.
Rosa Elena Manzetti
[1] Jacques Lacan, Il seminario Libro XVIII, Di un discorso che non sarebbe del sembiante, Einaudi, Torino 2010, pag. 30