Seminario itinerante Verso PIPOL4 Venerdì 3 aprile 2009 Domenico Cosenza ha presieduto la conversazione sul tema Effetti della clinica psicoanalitica sul disinserimento sociale. Questo evento ha rappresentato il momento conclusivo di un lavoro, organizzato dalla segreteria di Torino, che, dal mese di dicembre 2008 al mese di marzo 2009, si è svolto attraverso un ciclo di 4 incontri che hanno toccato la questione del disinserimento da diverse angolazioni Il ciclo di incontri ad invito ha avuto come filo conduttore il tema del disinserimento, concetto clinico messo in luce da Jacques-Alain Miller nel discorso che ha concluso la precedente edizione – la terza – di PIPOL che ha avuto come tema Psicoanalisti in presa diretta sul sociale, che si è svolta a Parigi a luglio del 2007. Proprio a partire da quanto emerso dalle esperienze portate in questo incontro, è nata l’esigenza di discutere sul modo in cui la psicoanalisi si implica nelle condizioni soggettive di “mancata presa sociale”, quindi di disinserimento. Si dice comunemente che un individuo “è inserito” o “non è inserito” per indicare una condizione sociale di isolamento o di inclusione nel legame. Seguendo le indicazioni ricevute dal presidente dell’Ecole Européenne de Psychanalyse, Vicente Palomera, che ha dato l’incarico a ciascuna Scuola europea di attivare un Seminario Itinerante di preparazione a PIPOL4, coordinato in Italia da Domenico Cosenza, la segreteria di Torino ha proposto e realizzato un ciclo di incontri dal titolo Effetti della clinica psicoanalitica sul disinserimento sociale. Il tema è stato affrontato preliminarmente in 4 incontri: un primo incontro (coordinato da Silvia Morrone), nel quale Paola Bolgiani, Sergio Caretto e Maria Laura Tkach hanno introdotto la tematica del disinserimento. Un secondo incontro dal titolo: Una scuola senza soggetto, coordinato da Paola Bolgiani Un terzo incontro dal titolo: Consumatori consumati: le dipendenze oggi, coordinato da GianFrancesco Arzente. Un quarto incontro dal titolo: Uscire dall’anonimato: nuove forme di violenza, coordinato da Sergio Caretto. In occasione di ogni incontro, chi coordinava la serata ha lavorato con piccoli gruppi formati da partecipanti alle attività, allievi dell’istituto e studenti di Psicologia e Medicina, già da alcuni anni vicini alla psicoanalisi. Ciascuno ha poi portato un breve testo in cui ha cercato di prendere la questione del disinserimento attraverso la clinica. Venerdì 3 aprile si è quindi svolta una conversazione coordinata da Domenico Cosenza. Paola Bolgiani, Sergio Caretto, Rosanna Tremante e Maria Laura Tkach hanno introdotto alcune questioni sul tema Effetti della clinica psicoanalitica sul disinserimento sociale a partire dai testi di GianFrancesco Arzente, Maria Bolgiani, Rosa Elena Manzetti, Silvia Morrone. Anche in occasione di questa giornata sono stati organizzati alcuni gruppi di lavoro preparatori alla conversazione con tirocinanti di istituzioni e altri studenti di Psicologia e Medicina. Quanto emerso nella conversazione ha consentito una declinazione ancora più “fine” di ciò che possiamo intendere con “disinserimento”, soprattutto grazie ai diversi casi presentati, che ci hanno permesso di coglierne con sempre maggiore precisione la portata clinica. Nella discussione è emersa con chiarezza l’importanza di non limitarsi a connotare inserimento e disinserimento come positivi o negativi, così come vorrebbe una certa logica socio-sanitario-assistenziale, confondendo l’inserimento con l’adattamento, con il conformarsi al detto dell’Altro. Sempre più spesso infatti constatiamo nella clinica gli effetti problematici di quegli interventi che puntano direttamente a disinserire il soggetto dal suo sintomo, come può capitare, ad esempio, nel caso delle dipendenze da sostanze, da cibo, da gioco, ecc. Diventa, quindi, tanto più necessario poter declinare inserimento e disinserimento a partire dalle diverse strutture cliniche, per cogliere le differenti funzioni che possono svolgere per il soggetto. Sempre di più incontriamo dei soggetti che, a livello sociale, sono pienamente inseriti, mentre risultano completamente isolati, disinseriti dal lato del legame. Emerge su questo punto un elemento di differenza radicale tra la psicoanalisi e le psicoterapie, che ha ben messo in luce Domenico Cosenza nella conclusione dell’incontro: la psicoanalisi non punta all’effetto terapeutico. Il desiderio dello psicoanalista non è un desiderio di inserimento del soggetto nel sociale. Quindi, come per l’effetto terapeutico, esso è secondario. Per la segreteria SLP di Torino, Silvia Morrone
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