Après-coup dopo il XII Congresso della SLP a Roma.
A pochi giorni dalla conclusione del XII Convegno nazionale della SLP a Roma, a bocce ferme, mi è possibile fare alcune considerazioni a posteriori relative a come è andato. Anzitutto partiamo dai dati: il Convegno ha visto la partecipazione di 378 persone. Si tratta di una cifra considerevole per la nostra Scuola, che è di buon auspicio per lo sviluppo delle nostre iniziative congressuali.
Il Centro Congressi Piazza di Spagna, che per la prima volta abbiamo utilizzato, si è rivelato un luogo ideale alle nostre esigenze: centralissimo, facilmente raggiungibile con la metropolitana, al cuore delle bellezze architettoniche e artistiche di Roma, e allo stesso tempo tecnologicamente ed acusticamente perfetto per lo svolgimento delle attività congressuali.
Era da 8 anni, dal Congresso dell’AMP del 2006 “Il Nome-del-Padre. Farne a meno, servirsene”, che mancava a Roma un Convegno di grande rilevanza della nostra comunità analitica. Ebbene, lo abbiamo realizzato, grazie al lavoro di tutti, ma in particolare della Segreteria di Roma e della Segretaria Maria Rita Conrado.
Il lavoro del Convegno è stato preceduto da un ricco dibattito preparatorio, costituito da 25 interventi raccolti nel numero speciale della nostra rivista elettronica Appunti, che ha scaldato efficacemente i motori del Convegno prima del suo inizio. Al Convegno hanno portato il loro contributo attivo il Presidente dell’AMP Miquel Bassols ed il Presidente dell’Eurofederazione di Psicoanalisi Jean-Daniel Matet.
L’atmosfera vivace di lavoro ci ha permesso di scandagliare il tema del nostro Congresso, il transfert pensato nel suo rapporto strutturale con l’amore ed il godimento, nei suoi risvolti principali, come ha messo in evidenza il Presidente dell’AMP Miquel Bassols nel suo intervento conclusivo. Abbiamo cercato di mettere in luce la struttura del transfert tenendo conto delle coordinate di riferimento dell’epoca contemporanea, che Lacan ci ha insegnato a leggere. In questo quadro, la problematicità nell’istallazione del transfert simbolico nella clinica dei nuovi sintomi in particolare ci ha sensibilizzato sulla funzione dell’analista come oggetto operante in quanto tale fin dall’inizio del trattamento, vista l’impasse con questi soggetti nell’installarsi del soggetto-supposto-sapere.
E’ quanto le plenarie del sabato dedicate al reale nel transfert (con gli interventi di Cèline Menghi e Pietro Bossola interrogati da Paola Rancesconi) ed al problema dell’installazione del transfert simbolico nella clinica di oggi (con gli interventi di Antonella Del Monaco e Roberto Cavasola problematizzati da Alberto Turolla) ci hanno mostrato. E’ più l’operatività dell’analista in quanto presenza reale ed in quanto atto a rendere possibile l’apertura di un varco che potrà in un tempo secondo aprire lo spazio del sapere inconscio per il soggetto.
Al contempo, le due sessioni plenarie sulla passe del sabato e della domenica ci hanno illuminato rispetto al destino del transfert a fine analisi e nell’esperienza della passe. L’amore di transfert nel suo itinerario dall’istallazione del soggetto-supposto-sapere fino alla sua caduta, e l’incontro sempre più marcato con il godimento sotteso al transfert ed all’inconscio reale proprio dell’analizzante, è stato scandagliato nelle quattro testimonianze degli AE che sono intervenuti (Maria Laura Tkach, Marie-Hélène Blancard, Anna Aromì e Santiago Castellanos), animate dal contrappunto di Jean-Daniel Matet e di Antonio Di CIaccia. Ciascuno ci ha anche mostrato come nella propria analisi il transfert sia virato, con la caduta del soggetto-supposto sapere, dall’analista alla Scuola come partner del proprio transfert verso la psicoanalisi.
Particolarmente riuscita anche la plenaria della domenica mattina, animata da Erminia Macola, che ha messo in dialogo psicoanalisi con poesia e filosofia, mostrandoci come il discorso analitico di Lacan possa trovare una sintonia speciale con pratiche di parola e di scrittura che valorizzano in modo speciale l’enunciazione del soggetto. L’intervento del poeta Giacomo Trinci ci ha testimoniato in atto la portata enunciativa e creativa della parola poetica, così come l’intervento-testimonianza del proprio rapporto con l’analisi da parte del filosofo Cimatti. Insieme al contributo di Marco Focchi che ha annodato psicoanalisi e letteratura mostrandoci il fondamento reale del romanzo familiare, hanno dato vita ad un dibattito appassionante.
Anche l’esperienza degli interventi nelle sale simultanee, mai così numerosi (42 per l’esattezza), preparati dal lavoro dialettico compiuto con i mentori sul proprio elaborato, ha contribuito a rendere il Congresso un momento vivo di Scuola e un’occasione di formazione speciale, anche per diversi giovani praticanti alle prime esperienze, che cercheremo di migliorare e raffinare ulteriormente per le prossime occasioni.