Pluralità delle identificazioni e Unicità del godimento
Alberto Turolla
Con questo titolo si terrà il nostro prossimo Convegno, che coincide con il decimo anno della fondazione della SLP. E’ un titolo che può essere letto in vari modi, secondo una “pluralità” di piani. Il primo, forse più generale e immediato, ma anche fuorviante, quasi giornalistico, ci rimanda ad una attualità solo appena toccata dalla psicoanalisi, o addirittura alla psicoanalisi ridotta ad attualità, a banalizzazione. Vi è una pluralità di modi di presentarsi sulla scena sociale, ma un comune denominatore: il godere. Vi è poi una lettura più classica, diciamo post-freudiana, secondo la quale vi è un unico vero godimento proponibile: quello genitale, al quale fanno da ancelle le tre modalità di identificazione reperite da Freud. Ben altre sarebbero le letture, molteplici, più strettamente freudiane, che ci porterebbero dai pantani dello Zuiderzee, alla problematizzazione dei tre tipi di identificazione sui quali saremmo indotti a Canettizzare quello che fa massa, da un lato. Mentre nel contempo non potremmo occultare, aldilà dell’ipostasi, che non c’è rappresentante psichico di ganze Sexualstrebung, e dunque il godimento è e rimane fallico, forse meglio scritto così fallo&co, oppure: godi? mento. Il riferimento principe sarebbe in questo caso l’Io e l’Es e la maschera evocata: Arlecchino, che oltre ad essere servitore di più padroni, come dice Freud, se le prende sempre. …O peggio, c’è una pluralità di letture, di Lacan che a mio avviso convergono, sul godimento e la sua Unicità, secondo cui “C’è dell’uno”. E non mi riferisco solo al sesto paradigma del godimento, così enucleato da Miller, ma all’enigma di: Yad’lun, che rilancia sia sulle identificazioni, la loro pluralità, che sul godere, ma ancor di più sulla psicoanalisi stessa. “L’identificazione è ciò che si cristallizza in una identità” diceva Lacan nel Sem. L’insu que sait de l’Une-Bevue s’aile a mourre (Ornicar? 12/13, p.5). Ora il concetto di identità sembra addirittura fare ostacolo al “multiculturalismo” (cfr. Remotti: Contro l’identità), o alla globalizzazione perché si tratterebbe di creare una nuova identità, Una per tutti, come Uno deve essere il Mercato e forse anche la-lingua. Infatti ci troviamo tutti a parlare sempre più un ispanoitalofrancoangloarabocinese. Dunque siamo à la page? Siamo in linea con quanto “socialmente”, sta a dire politicamente proposto? – per riprendere una prima lettura del titolo. Yad’lun è al contrario un’eccezione alla ricorrenza dell’uno, unico, sempre uguale. L’ Uno dell’unicità del godimento ha a che fare piuttosto con l’insieme vuoto, più zero che uno, ma a partire dal quale si inizia a contare, nade, lo appella Lacan, quel niente-mancanza che potrebbe significare il soggetto, quello cui mira l’analisi e la Scuola, la nostra.