I terremoti del corpo e la solitudine rispetto all’Altro
Giuseppe Pozzi
Il terremoto che ha colpito l’Emilia è li a dimostrare che le leggi della natura non ricoprono tutta la natura. C’è sempre un resto che sfugge alle leggi ed il soggetto non riesce sempre ad evitare lo scontro con il reale della sua stessa divisione, con il reale dei terremoti del suo corpo.
Due spunti: uno da Basaglia e l’altro dal testo “La genomica in sanità pubblica”, che ho ricevuto da un genetista cattolico e caro amico con il quale ho condiviso anni di lavoro a Milano, in Mangiagalli.
1 – Basaglia già nel 1972 sosteneva l’esistenza di un rapporto tra cicli economici, fenomeni sociali e disturbi mentali. Gli americani stessi (Brenner, Robinson, Kasl, Richard Warner etc.), con i loro studi dimostreranno la fondatezza di tali osservazioni. La crisi economico-sociale che viviamo conferma tali tesi.
2 – Il testo sulla genomica. Vi si legge …” Una parte della comunità scientifica è scettica sull’eventualità che i test genetici e gli screening di suscettibilità alle patologie complesse possano in prospettiva migliorare effettivamente la qualità dell’assistenza sanitaria. Tuttavia la genomica predittiva ha già trovato alcune applicazioni nella pratica, ……. e ne determineranno un impatto significativo nella pratica medica e nella sanità pubblica in un futuro non lontano”.
Non si tratta certo di combattere contro i cicli economici e dichiarare guerra agli ottimisti del genoma. È possibile comunque pensare alla psicoanalisi in alleanza con una parte della psichiatria e/o con la parte scettica della comunità scientifica magari per dare spazio ad una politica che dia valore al resto, al difetto, al disfunzionamento senza passare attraverso il bello, attraverso l’identificazione, il numero, il senso!
Anni fa assistetti all’ingiunzione di un Direttore Sanitario che obbligava un medico ad eseguire la trasfusione di sangue ad un bambino i cui genitori erano testimoni di Geova e che vi si opponevano molto attivamente.
Oggi abbiamo, nella nostra comunità residenziale, un bambino psicotico i cui genitori sono testimoni di Geova e che grazie al transfert che hanno con la nostra istituzione, veicolato attraverso i nostri operatori è possibile, anche con questi genitori, lavorare senza per questo imporre loro qualche cosa. Sono arrivati da soli, per così dire, ad accettare l’incollocabilità dei comportamenti del figlio, il non sense di alcune sue pozioni e discorsi. Non si inalberano quando il figlio decide di non essere osservante come loro vorrebbero.
Anche il discorso delle istituzioni (mi riferisco alle istituzioni sanitarie) come quello della scienza e del capitalismo contiene quel resto che offre lo spazio per andare al di là delle identificazione senza essere, per questo, catturati dall’angoscia dell’assenza della fede che orienta e motiva il lavoro stesso degli operatori. Forse, sul piano sociologico, esiste anche un nesso tra il fermento della guerra armata contro le istituzioni, che avrebbe avuto la sua culla negli ospedali, e la penetrazione robusta della fede testimoniata oggi dagli operatori che si aggregano a sostegno della religione con una presenza robusta proprio nel sistema sanitario. Questa fede nelle armi da una parte ed in Dio dall’altra che tenterebbe, paradossalmente, di rendere umani sia il discorso della scienza, sia il discorso del capitalista a volte mostra senza troppi equivoci un movimento compatto, univoco, orientato e sostenuto dall’Uno un movimento che, come tale, risponde più alla logica del godimento dell’organo, dell’identificazione all’Uno, dell’appartenere all’Uno ed al suo godimento. Quello che ancora manca e che il XXI° secolo sembrerebbe volerci già offrire nella diluizione della Funzione del Padre della tradizione è lo spazio opportuno alla fede in quello che Lacan chiama « credere al godimento femminile » testimone di un al di là possibile all’ancoraggio delle identificazioni multiple. Un al di là gustoso come ci ricorda Di Ciaccia nella sua breve nota del 26 maggio. Un al di là che potrebbe permettere alla psicoanalisi anche di scendere dal lettino, una pratica che può trovare una sua posizione anche nelle azioni delle istituzioni sociali come si coglie in molti degli interventi in preparazione del convegno di Bologna. Credere al godimento della donna risponde alla questione ed agli insegnamenti di Socrate e non solo sulla questione del conosci te stesso? Un insegnamento sull’amore dove la posizione più difficile e necessaria da assumere è quella dell’amato, quella dell’analista che non cede al suo desiderio? L’alleanza ipotizzata, se è possibile, dovrà allora affidarsi alla lalingua di un gudire nuovo, come sottolinea Glimberti, un rimandare a ciascuno l’ironia del nuovo sentire, del nuovo esserci, del fare soli ma non in solitudine.