La riduzione di ciò che sono a ciò che di me si vede è uno degli aspetti più sconvolgenti di questo principio di trasparenza. È l’esperienza che facciamo quando per qualche causa imprevista (e grave) dobbiamo appellarci alle cure dell’emergenza. Il pronto soccorso è uno spazio pieno di oggetti che ci guardano, ci scannerizzano, ci computano in immagini, ci spezzettano in cifre e in numeri che appartengono a un accurato gergo scientifico.
È una esperienza che va al di la della mia visione, ciò che si vede è invisibile per l’occhio umano; è fuori dalla mia parola, lontano dalla mia soggettività. La spiegazione viene costruita dalla macchina, dall’oggetto che ci ha guardato e poi interpretato secondo un sapere scientifico che tratta il corpo come un organismo.
Come ci ricorda Gerard Wajcman: « Perchè in prima istanza le fondamenta della civiltà dello sguardo non sono nel discorso. Le sue credenze, i suoi fantasmi non si comunicano come pensiero. L’occhio Universale, lo sguardo assoluto di cui si tratta non è un’idea, non è un concetto astratto, metafisico e trascendente, non è una teoria, è un oggetto, una macchina, una videocamera con un obiettivo capace di filmare a 360 gradi, un GPS o un nuovo scanner con il quale ci si promette di vedere il nostro pensiero .[1]
La civiltà dello sguardo ha questo principo di trasparenza, non è un discorso. Come ricordava Francesca Carmignani, ciò che è dietro è il discorso del capitalista. Le conseguenze di questo cambiamento sono tante. Nella nostra clinica troviamo come uno per uno costruisce una risposta all’esigenze scientifiche del corpo organismo. È evidente che l’immagine ha preso un plus di valore nella nostra economia libidica, ma non si tratta soltanto dell’immagine come Lacan ci ha insegnato nello stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io (je). Il corpo dello specchio è possibile grazie l’Altro della parola. Negli anni che si susseguono alla pubblicazione del 1948, Lacan cercherà attraverso lo Schema ottico (Seminario I) di spiegare la complessità dell’incontro tra il corpo e l’immagine e stabilire come il Simbolico s’intreccia all’Immaginario nella esperienza.
Per il bambino prima dell’incontro con la propria immagine nello specchio ci sono sensazioni corporali organiche frammentate, non c’è unità. L’unità del corpo viene dall’immagine riflessa o dall’incontro con un altro bambino. Ma che cosa succede quando si tratta del legame tra l’Immaginario e il Reale? Marie-Helène Brousse scrive questo algoritmo Immagine del corpo / corpo frammentato , che in un certo senso doppia l’algoritmo del Significante / significato per leggere lo stadio dello specchio dopo l’ultimissimo insegnamento di Lacan. Quando questo rapporto non c’è, quando non c’è il legame tra l’unità dell’immagine del corpo e la frammentazione organica, si scatena il caos. [2]
Per l’essere parlante il corpo è un avere, è un oggetto. In questo momento grazie alle ultime novità della tecnologia possiamo vedere e staccare pezzi di corpo e farli entrare nel mercato. Per noi che ci orientiamo dall’insegnamento di Lacan risulta preziosa la sua invenzione dell’oggetto piccolo a , in altre parole come l’esperienze di godimento legate alle zone erogene allacciano l’immagine e l’organismo e ci permette lavorare a partire dello scarto che la scienza sopprime.
Notes:
[1] G. Wajcman, L’oeil absolu, Parigi 2010, pagina 35
[2] M.H. Brousse, Cuerpos lacanianos, Granada, 2014, pag. 25.