Giovedì 8 settembre h. 18,03 [GMT+1]NUMERO 20––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––LACAN QUOTIDIENNon mi sarei perso un Seminario per niente al mondo – PHILIPPE SOLLERSVinceremo perché non abbiamo altra scelta – AGNES AFLALO–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– DISQUISITIONES VITAE di Jacques–Alain Miller PAUTRAT, BADIOU, ZIZECK. Dall’ultimo Monde des Livres apprendo che il mio vecchio coturno dell’Ecole Normale, Bernard Pautrat, pubblica un libro su Spinoza e l’amore, Ethica sexualis. In gioventù, quando condividevamo la stessa camera in rue D’Ulm, era un derridiano puro. Da allora ha fatto le sue scappatelle, come del resto lo stesso Derrida. Ha tradotto con precisione l’Etica, Rilke, W.H.Auden e altri, con grazia, amo in particolare la sua traduzione di Persio. Mi ha rifiutato una sala all’Ecole, per il mio seminario di studi approfonditi, che gli avevo chiesto, quanti anni fa? Dieci, quindici anni forse. “Non è che Lacan abbia lasciato un buon ricordo di sé qui, capisci, il modo in cui se ne è andato…”. Ho capito benissimo. Mi sono rifiutato di rimettere piede in quelle paludi per “tenere una conferenza”, come mi si proponeva, su istigazione di Badiou, a quel tempo padrone di casa fra i filosofi, senza dubbio a titolo di risarcimento.Vi ritornerò venerdì 9 settembre per leggere il testo di Lacan che la mia amica Catherine ha scelto per me. Ma non ce l’ho con Pautrat, uomo dell’istituzione dentro all’istituzione, cosa che ha una sua logica e, fuori, ci si dilegua. Aspetto di leggere questo libro appena rientrato a Parigi con i migliori pregiudizi. Pautrat è un tipo molto fine.Fare l’amore alla Spinoza? Che cosa potrà mai essere? L’erotica more geometrico, prima di Lacan, non ha dato molti risultati. Neanche dopo, del resto. Ricordo di avere ascoltato Badiou, in una conferenza all’Ecole della Cause, innalzare una montagna di matemi per il parto di un topolino. Eppure Alain ha un’esperienza che ritengo autentica sia della matematica che dell’amore. Con Slavoj forma un duo divino che rende spumeggiante la filosofia contemporanea e infiamma la gioventù. A New York sono ospitati da Josefina Ayerza in Lacanian Ink. Josefina, lacaniana pura, ha chiesto in anticipo il mio accordo prima di offrire loro un rifugio. Alloggiano da lei quando sono di passaggio, li conosce bene.DI RITORNO A PARIGI. Pautrat ha pensato di inviarmi il suo libro con una dedica amichevole. Spulcerò il suo libro non appena l’uragano del rientro non richiederà più tutte le mie attenzioni. Niente impedisce a Aurélie, o a Anaëlle o a Clotilde, o a Deborah, tutte filosofe di formazione, di precedermi. Chi parla meglio alle donne? Spinoza o Catherine Millot? La prima parte di questa cronaca è stata redatta in Re, la seconda, al momento. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––LA CRONACA DI CLOTILDE di C.Leguil Un’ eco de La Grande Table su France Culture di questa giornata animata da Raphaël Bourgois e dedicata, nella seconda parte a« Il pensiero di Jacques Lacan a trent’anni dalla sua morte” HIBERNATUS… Che cosa si capisce sul pensiero di Lacan a trent’anni dalla sua morte, dall’ascolto de La grande table su France Culture giovedì 8 settembre 2011? Gli invitati: Catherine Clément, antropologa, Roland Castro, architetto, Pascal Ory, professore di storia alla Sorbona e all’EHESS. Nessuno psicoanalista, quindi. Catherine Clément ha comunque risolutamente tentato di trasmettere in breve in cosa sia consistito l’apporto di Lacan alla psicoanalisi, a partire dal suo ritorno a Freud contro la psicoanalisi all’americana, di mettere in luce in che senso la sua concezione dell’amore abbia dato un senso profondo a questa esperienza, sia nell’esistenza che nella cura, e non senza difficoltà ha compiuto l’exploit di citare Vie de Lacan di Jacques-Alain Miller, opera nella quale si poteva cogliere, diceva, il rapporto singolare di Lacan con il desiderio, proprio mentre Castro si apprestava, sostenuto dal conduttore, a promuovere la biografia di Isabelle Roudinesco. Brava! Non era facile. Quindi il nome di Jacques-Alain Miller è stato pronunciato. Leggero malessere, nessuno lo riprende.Allora, per proseguire sul rapporto con il desiderio, Castro stesso cita un aneddoto proveniente da Caillois: Lacan, durante un pranzo all’Ambasciata di Francia in Giappone, si sarebbe servito tutti i tartufi che restavano nel piatto, senza lasciarne agli altri (dopo che le signore si erano già servite, ovviamente). Secondo lui questo è quel che si chiama “non cedere sul proprio desiderio”… Un altro che non ci capisce un cavolo.Alle questioni di Raphaël Bourgois, che tentava di dipingere Lacan come un guru, Catherine Clément riesce ancora una volta a mostrare che non si tratta affatto di questo nel senso che non vi era influenza di Lacan sugli altri. Ma Roland Castro ci tiene comunque a evocare, a proposito del maggio ’68, “i malati mentali della sinistra proletaria, in particolare…”, e si interrompe. Catherine Clément lo invita a proseguire, “in particolare Jacques-Alain Miller, Gérard Miller, Serge July”, per dire che il discorso psicoanalitico ha giocato un ruolo nel fatto che non ci sia stata una deriva brigatista in Francia. Seconda evocazione del nome di Jacques-Alain Miller, dunque. L’unico che ha menzionato la propria analisi è così anche l’unico a parlare in modo tanto volgare di Lacan e in modo tanto diffamatorio di Jacques-Alain Miller. Scelta bizzarra quella di France Culture.E infine, ultima evocazione del grande assente di questo incontro sul pensiero di Lacan trent’anni dopo. JAM è citato una terza volta da Pascal Ory, che ha ricordato di passaggio di non essere né lacaniano, né analista, né analizzante (e allora perché scegliere anche lui?) per citare “il canonico Jacques-Alain Miller che ha detto: il desiderio è la legge”.L’ultima questione sulla posterità del pensiero di Lacan non ha però dato a nessuno l’idea di citare il lavoro di Jacques-Alain Miller nello stabilire il testo del Seminario, il suo insegnamento sull’Orientamento lacaniano in psicoanalisi, l’Associazione Mondiale di psicoanalisi da lui creata. Si ha l’impressione che alcuni, come Luis de Funes in Hibernatus, siano rimasti congelati in un’altra epoca, ignorando quanto accaduto in questi trent’anni, ignorando il lavoro di trasmissione e di rinnovamento alla cui origine non vi è un qualche canonico ma qualcuno invece che consacra la propria vita a trasmettere questo impulso.
Traduzione Giuliana Zani
Revisione Paola Bolgiani
ILLUSTRAZIONI: Jacques CallotGIORNALE NOVO: http://www.spamula.net/blog/
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