Cari Colleghi, apriamo la discussione sull’ Autismo con il contributo di Gabriele Pazzaglia. Attendiamo altri interventi. Paola Francesconi GABRIELE PAZZAGLIA: Che splendida ironia! Testimonianza in stile di aneddoto dell’incontro con esseri umani in stato di gr ave sofferenza Era il 1976 e facevo parte di un’associazione di volontariato che ebbe, nella n ostra zona, il grande merito di cominciare a far uscire persone con gravi disabi lità da centri che erano segregativi in strutture decisamente più umane. Mi chia marono a dare una mano ad una coppia, moglie e marito, che aveva accolto nella loro casa tre disabili fra cui una bambina autistica. Su indicazione di qualcuno, che non cito per umanità, dovevano applicarle un programma di educazione sensoRiale. Si trattava di sfregarle la pelle con un guanto ruvido, poi di farle assaggiare sale e pepe e altre cose ancora che ho rimosso, credo per le urla che la b ambina emetteva. Me la ricordo ancora con i suoi capelli ricci e il suo sguardo disperato. Dopo il secondo incontro dissi: “Scusate ma io non me la sento più di andare avanti”. Non sapevo nulla di psicologia, ne di psicoanalisi, tantomeno di quella lacaniana, ma dentro di me pensavo: “Questo è troppo qualsiasi sia lo scopo benefico che si pensa di ottenere”. Lo feci per una intelligenza o prevegge nza particolare? No. Lo feci perché per i miei stessi sintomi non avrei mai accettato un tale trattamento. 15 anni dopo, già psicologo, lavoravo come educatore in una cooperativa sociale. Lì operava anche un bravissimo musico-terapeuta, Raffaele Bersani padre di Samuele a cui credo abbia trasmesso non solo la passione per la musica ma anche una grande umanità. Un giorno mi chiamò e mi disse: “Vieni a vedere come è brava L. con la pianola”. L. era una giovane ragazza affetta da “Spina bifida” con gravi limitazioni motorie e intellettive. Raffaele chiese a L. di fare un pezzo ma L. sbagliò tutto. Raffaele le si rivolse quasi un po’ arrabbiato, ma io notai negli occhi di L. un particolare brillio. Chiamai allora Raffaele e dissi a voce alta : “Raffaele, mi sa che ci sta prendendo per i fondelli!”. L. allora fece una sonora risata ed esegui perfettamente il suo pezzo. Ci stava prendendo in giro: che splendida ironia! 10 anni dopo svolgevo il compito di supervisore in un’altra cooperativa sociale. N. con una diagnosi di ritardo ma con evidenti segni di autismo si era sempre rifiutato di partecipare alle vacanze organizzate dalla cooperativa. Diceva che lui preferiva stare nella camera di casa sua a guardare il soffitto. Un tentativo forzato precedente aveva portato forti crisi per cui dopo tre giorni era stato portato a casa. Con gli educatori organizzammo una serie di accorgimenti per rendergli questo momento meno difficile. Non mi dilungo ora nei particolari. La prima volta fu comunque difficile, la seconda andò molto meglio. Dopo, nella riunione settimanale degli “utenti”, dove ognuno poteva parlare, N. disse: “Oggi parlo io”. Non era mai successo prima. Ci raccontò la sua vacanza per filo e per segno. Qualcuno gli chiese: “Ma allora ti sei divertito?”. Lui sorrise dolcemente e disse: “Assolutamente no, mi ha fatto schifo!”. Che splendida ironia! Successivamente gli affiancammo un educatore che anche dopo l’orario di apertura della struttura lo portasse fuori di casa per alleviare la famiglia. N. gli si affezionò molto e si divertiva con lui. Un giorno trattenni questo educatore per delle comunicazioni e lo dissi a N. nel seguente modo: “Scusa N. ma devo parlare con S. poi dopo viene con te”. Lui mi rispose: “Si, giusto perché sei tu ma non ci mettere troppo perché abbiamo da fare cose importanti”. Che splendida ironia! Peccato per i colleghi delle TCC che non possono usufruire di tali momenti di gioia del nostro lavoro. Peccato che nessuno di loro abbia approfondito il concetto di “ironia” come ce lo presenta Socrate tramite Platone, ovviamente. .
__,_._,___