Il dibattito sull’autismo che si sta animando su Slp
Corriere mette in luce la ricchezza di riflessioni ed esperienze che su
questo tema si sono sviluppate nel
nostro campo. Tuttavia esso resta
un dibattito interno mentre, come mi sembra faccia Paola Bolgiani,
occorre riflettere su come ottenere un effetto all’esterno. Membro
della Slp, responsabile di comunità per minori mi trovo doppiamente
implicato nel realizzare un’azione che vada in tal senso. Ci sono in
proposito due
questioni, a mio avviso distinte: come rispondere all’
attacco portato alla psicoanalisi lacaniana a partire dall’autismo? E
cosa fare affinché i soggetti autistici continuino ad arrivare nelle
comunità del nostro campo che di essi, tra gli altri, si occupano?
Forse per rispondere bisogna mettersi un po’ a distanza da ciò che
accade, come si fa talvolta con un quadro. Mi sembra che, con un po’ di
distanza, la visione
cambi: la psicoanalisi, l’azione di lobby del
comportamentismo sono dettagli sullo sfondo, il protagonista del quadro
sono le linee guida, ovvero la pretesa, da parte di un organismo
statale di nomina politica, di produrre, in un certo campo, qualcosa
dell’ordine della “verità”, di una verità “provata”, e ciò con lo
scopo –apparente- di gestire delle risorse pubbliche.
Lacan ci
insegna molto sullo statuto della verità, ma è a Michel Foucault che
si deve un’analisi dei rapporti tra verità e potere che mi sembra
particolarmente utile in questo caso. L’assunto di Foucault è che “la
verità non è al di fuori del potere né senza potere” ed è per questo
che “ogni società ha il suo regime di verità, la sua politica generale
di verità”. Cosa diventa la “verità” date queste premesse? Essa non è
più “l’insieme delle cose vere “ da scoprire e rivelare –il mito della
scienza- bensì “l’insieme delle regole secondo le quali si distingue il
vero dal falso e si attribuiscono al vero degli effetti specifici di
potere” .
Credo che questa accezione della “verità” sveli la reale
funzione delle “linee guida”, soprattutto se la si accosta alla
definizione di potere che Foucault dà in altri testi. Il potere
contemporaneo è “bio-tecnico”, “bio-potere”. Senza dilungarmi su
questo , osservo che uno degli obiettivi che Foucault riferisce al “”
bio-potere” è ottenere dei “corpi docili” -espressione terribile e
toccante se si pensa che i soggetti autistici, per struttura, si
oppongono a ciò-. Per cogliere la reale ampia portata di ciò che è
messo in campo con lo strumento delle “linee guida” come modalità di
esercizio del potere “bio-tecnico”, invito i colleghi a leggere, in
tutt’altro campo, cosa scrive il Comitato di bio-etica (anch’esso
composto da “esperti” di nomina politica) nelle sue indicazioni
riguardo alla “verità” da trasmettere a coloro che sono nati grazie
alla feconda
zione eterologa -un testo in cui alla verità “non-tutta”
del parlessere si oppone quella biologico-scientista che fa del padre e
della madre, rispettivamente, uno spermatozoo ed un ovulo di cui
riportare i connotati genetici-. Dove conducono queste riflessioni? La
prima conclusione che ne traggo è che, se pensiamo che per difendere la
psicoanalisi e la nostra pratica con i soggetti autistici dobbiamo
intervenire nel dibattito scientifico” sull’autismo, ebbene prendiamo
un abbaglio. Non è in corso alcun dibattito scientifico sull’autismo;
più in generale, la verità prodotto della scienza è idea d’altri tempi,
i luoghi di confronto in cui essa si dovrebbe produrre sono
depotenziati, sempre più immateriali. Per difendere la psicoanalisi,
incontrare ancora i soggetti autistici nei diversi luoghi i cui
mettiamo in atto la nostra pratica, occorre riuscire a sedersi al
tavolo in cui si scrivono le linee guida, partecipare alla loro
revisione che inizia oggi per concludersi tra cinque anni con lo scopo
di avere anche la psicoanalisi tra i trattamenti ammessi per l’autismo;
in quella sede dovremo spendere il nostro sapere.
Si pongono qui due
problemi:
– Il primo è come riuscire a partecipare. Paradossalmente l’
attacco mediatico condotto dalla lobby su citata ha riaperto i giochi
ed una parte del mondo politico ha espresso il proprio dissenso
rispetto a quanto prodotto dall’ISS. Credo sia per noi una buona
occasione, occorre con prudenza cercare un partner che ci consenta di
accedere al tavolo dell’ISS sull’autismo, se possibile in buona e
scelta compagnia.
– Il secondo problema è come far valere il nostro
sapere, la nostra esperienza. Sono d’accordo con Paola Bolgiani quando
dice che occorre esporre, trasmettere la logica dei nostri interventi.
Credo tuttavia che, per partecipare alla revisio
ne delle linee guida,
si debba un po’ seguirne la logica. Pongo la questione in forma di
domanda: possiamo esporre il nostro lavoro senza tradirlo ma trovando
al contempo un modalità che consenta anche ad altri di apprezzare i
risultati che
otteniamo? di poterli “valutare” ma a partire da nostri
criteri? Trovo che il recente bell’intervento di Carlo De Panfilis
offra qualche idea in proposito, ad esempio quando Carlo “rilegge” un
tema della letteratura sull’autismo –quello della capacità imitativa- a
partire dalla nostra prospettiva della scelta del soggetto.
Su questi
due temi, come intervenire/come trasmettere, spero si apra un dibattito
che porti la Slp e la rete delle comunità del nostro campo ad
incontrarsi per discutere ed agire.
Indulgenza
1) M.
Foucault, Microfisica del potere, Einaudi
2)Idem p.25.26
3)Rimando
su questo tema al testo di Foucault “Sorvegliare e punire”, Einaudi