del VI congreso de la AMP
los objetos a en la experiencia analítica
21 a 25 de abril de 2008 • Marriott Plaza Hotel, Buenos Aires •
www.amp2008.com Nº 18Conversación Virtual / Virtual Conversation / Conversation Virtuelle / ConversazioneVirtual / Conversação Virtual
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L’oggetto a tra menzogna e sortilegio
Celine Menghi
Eric Laurent ha parlato di “sortilegi dell’oggetto a nella pragmatica della cura”, ed ecco l’evocazione di un romanzo di Elsa Morante: Menzogna e sortilegio. Al pari di Stendhal e Tolstoj, la Morante vi affronta i grandi temi umani dando voce a gelosie, inganni e sentimenti ambigui di personaggi tenebrosi, irascibili o toccati dalla follia. Come anche ne L’isola di Arturo, è maestra nel cogliere il tratto incestuoso che, più o meno velato, si annida nella famiglia. Eric Laurent a Bologna, commentando le testimonianze di Carmelo Licitra e Massimo Termini, i quali hanno accusato ricevuta della Nota italiana, sottolineava la finezza degli AE nell’evidenziare nel godimento il segreto della famiglia.1 A partire dalla messa a nudo della psicoanalisi alla fine del suo insegnamento, Lacan definisce l’incesto, come evidenzia Jacques-Alain Miller, nient’altro che “il rivestimento del fatto fondamentale che non c’è luogo possibile in una unione mitica che sarebbe definita come unione sessuale tra l’uomo e la donna. E’ in questo modo che Lacan lo definisce, senza mezzi termini”. 2 Ogni nevrotico si prodiga a riprodurre questo godimento mitico dal carattere incestuoso che direbbe di sì al rapporto sessuale, il limite della cui soglia è più labile di quanto non si creda, tant’è che il fantasma del soggetto è intessuto delle menzogne e dei sortilegi che si penetrano nella famiglia. La psicoanalisi si lascia incantare da questa verità menzognera, non assoluta e anche misera, che le parole dell’analizzante veicolano. Nel punto di arresto della significazione, dove il sapere dell’inconscio trova il suo limite nell’esperienza analitica, solo lì in quella faglia, tale verità assume il suo statuto radicale. L’oggetto, che nel fantasma sosteneva la menzogna del suo essere, nascosto nel campo della visione e della buona forma si rivela d’un tratto eterogeneo al significante e inabile al ricoprimento immaginario, come quando nella psicosi nulla più tiene. Sortilegio dell’oggetto a che, come “il lampo”, 3 nel voltafaccia rispetto al suo statuto fantasmatico, incarna ora la verità nel suo statuto radicale di causa. L’oggetto a è come cifra del godimento irriducibile preso nella carne, si strappa al sortilegio famigliare che fissava il soggetto al godimento incestuoso con cui sosteneva il rapporto sessuale e l’Altro a cui l’oggetto stesso era ceduto. L’oggetto a come cifra della sorte-da-leggere (sors legere) come destino singolare, testimonia del fatto che il soggetto, come sottolineava Miller, ha tolto il disconoscimento del valore dell’oggetto, via preclusa alle terapie che fondano sull’avanzamento delle neuro scienze il sapere e il potere di disconoscere, misconoscere e suturare la faglia secondo il modello delle trasformazioni delle sinapsi. L’oggetto a, dunque, come cifra dell’atto dell’analista, per un attimo sganciato dalla catena simbolica, cifra di ciò che opera in una cura analitica, cifra del pragmatismo della psicoanalisi.
[1] Eric Laurent, Sulle testimonianze di CLR e DuEmme, “La Psicoanalisi” n°42, Astrolabio, Roma 2008, p. 47.
2 Seminario XVII, Einaudi, Torino 2001, p. 271-72.
3 Jacques Lacan, Sull’esperienza della passe, “La Psicoanalisi” n° 42, p. 17.
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Alejandra Breglia • Traducciones Maria Cristina Maia Fernández, Carolina Freda,
Graciela Lucci, Susana Tillet