Laura Storti
Responsabile Rete Lacan
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È trascorso un mese da quando il Presidente del Consiglio Conte ha firmato il primo Decreto con il quale si limitavano gli spostamenti da e verso i territori più colpiti dal COVID-19 (l’intera regione Lombardia e le popolose province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia). Un provvedimento che stabiliva inoltre ulteriori restrizioni per l’intero Paese, ad esempio la chiusura delle scuole, delle università e di ogni altro luogo di insegnamento. Alle prime disposizioni adottate a partire dalla notte dell’8 marzo ne sono susseguite altre, sempre più restrittive, che ci hanno costretti a casa, imponendoci un isolamento forzato e con esso l’interruzione delle attività di Scuola e della pratica analitica.
Qualcosa d’inaspettato e di sconosciuto ha sconvolto le nostre esistenze e ci ha gettati in una condizione di tempo sospeso e al tempo stesso precipitato.
Immediata è sorta l’esigenza di tessere un filo affinché potesse continuare a mantenere aperto il dialogo all’interno della SLP e con le altre Scuole del Campo freudiano. All’inizio con la sensazione di essere l’Italia, unica nel mondo occidentale, ad affrontare la pandemia, ma presto rendendoci conto che il flagello si diffondeva e impattava ben oltre i nostri confini.
È tempo di Pasqua e secondo l’accezione biblica sappiamo che i flagelli o le piaghe anticipano l’Esodo, ovvero l’uscita. Anche se l’uscita dall’isolamento o comunque dal tunnel in cui ci ha gettato il coronavirus non sembra ancora così prossima, si cominciano a ipotizzare misure meno severe. Ma altro tempo ancora dovremo attendere prima di poterci incontrare in presenza: con i corpi.
In questo tempo gli oggetti che la tecnologia mette a disposizione ci permettono di comunicare attraverso telefoni, video e piattaforme online. L’immagine e la voce ci connettono in queste modalità virtuali e servono sicuramente a rompere l’isolamento, e forse a tenere a bada l’angoscia. Sebbene sia per noi decisamente importante ricordare come per Lacan la sola cosa che ci permette di “sopravvivere al reale” è la psicoanalisi.
L’esigenza appare dunque, più che mai quella di tornare, di ritornare ai fondamenti della nostra pratica analitica.
Auguri a ciascuna e ciascuno.
SOMMARIO
Rete Lacan n°8 – 13 aprile 2020
- Editoriale – “Sulla vita”
Laura Storti - La seduta analitica
Jacques-Alain Miller - Tele-seduta?
Esthela Solano - L’eventualità della morte e la guerra No-limits all’ombra del coronavirus
Emilia Cece - Coronavirus, anziani e biopolitica
Manuel Fernandez Blanco - Paura e Covid-19
Alberto Turolla - Altro che vieni, Altro che Vai. Invenzioni ai tempi della pandemia
Maurizio Montanari - La dura realtà
Giuseppe Salzillo - L’ondata pandemica come cambio di discorso
Kepa Torrealdai Txertudi